domenica 24 novembre 2024
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Itinerari in Val Trebbia: Calendasco

Visita a Calendasco

Itinerari in Val Trebbia: Calendasco
Questo itinerario ha come destinazione una località che sorge alla prima periferia della città, da dove la bassa Val Trebbia si interseca con la Val Tidone.
Da Piacenza si percorre la Via Emilia Pavese, in direzione ovest, per giungere nella località di San Nicolò, centro che si è ampliato e sviluppato negli ultimi decenni e che oggi supera, per dinamicità commerciale e dei servizi Rottofreno, il comune al quale appartiene.
San Nicolò
è il crocevia di alcune direttive ed è evidente questa collocazione strategica dal traffico che su questa arteria si sviluppa quotidianamente; sulla sua sinistra, dove la bussola segna sud, si distende prima la Val Trebbia, con Gragnano, poi Gazzola e da lì Rivergaro, passando per Rivalta con il suo bel castello.

In alternativa, una volta giunti a Gazzola si prosegue per Agazzano, entrando così nella piccola Val Luretta, altro bel territorio. Le altre direzioni che si aprono da San Nicolò sono per la Val Tidone, il cui fiume scorre a pochi chilometri, per sfociare, come anche il Trebbia, nel vicino fiume Po.

Calendasco sorge a nord di San Nicolò, raggiungibile svoltando alla sua destra, che rappresenta il primo centro della Val Trebbia, poiché di lì a pochi metri il fiume terminerà la corsa entrando, come detto, nel Po. E’ proprio qui che può inizare la visita al territorio di Calendasco dove, a poca distanza, in località Sopra Rivo, vi è il guado sul Po, segnalato da una stele in materiale di recupero romanico.
Calendasco si sviluppa su una superficie di 37 kmq. circa ed il suo borgo sorge proprio a ridosso del fiume Po, con il piccolo porto detto guado di Sigerico, punto dove i pellegrini attraversavano il fiume con le barche.
La storia ci riferisce di questi luoghi in prima battuta con riferimento alla Dieta di Roncaglia, tramite la quale nel 1158 l'imperatore Federico Barbarossa proclamò la sua autorità sui Comuni dell'Italia.

E’ zona di transito di notevole rilievo da parte dei pellegrini lungo la Via Francigena. Calendasco con il suo Castello fu possedimento di famiglie potenti, come i Pallastrelli, gli Scotti, i Visconti, gli Arcelli ed i Confalonieri. Il Castello Castrum Calendaschi, così denominato sulle tracce architettoniche e in varie documentazioni, è un poderoso maniero risalente al XII secolo, sorto per volontà del Vescovo di Piacenza.
In atto notarile del 1461 si evince che viene concesso al presbitero di Calendasco il diritto avere un cimitero, diritto spettante alle chiese pievane.
L'edificio, che ora si trova in fase di ristrutturazione, è costruito interamente in mattoni, discretamente conservato e mostra tutta la sua imponenza di maniero difensivo. La facciata conserva ancora una parte del profondo fossato, con una torre cilindrica, ingresso con ponte (un tempo levatoio), come testimoniano gli incassi del rivellino; è ancora ben evidente anche la pusterla, la porta più piccola, ad accesso levatoio.
Ad esso si affianca l'antico recetto, del X secolo, sempre ad ingresso levatoio.
Il castello con il recetto formava, assieme alla chiesa e all'hospitale dei pellegrini, il burgi Calendaschi.
Il castello, come indicano le carte notarili, ha una ottima strutturazione classica dell'epoca. In esso difatti si ritrovano una loggia d'accesso, e due grandissime sale con camino, cioè la caminata magna superiore e quella detta caminata magna inferiore: tutte e due sono dette magne, cioè grandissime, perché effettivamente così strutturate.
In atti storici viene citata anche la "fovea", cioè il fossato; ad esempio, nel 1461 il presbitero della chiesa di Calendasco si vede rilasciato il diritto di irrigazione di certe sue terre, poste appunto a confine anche con la fossa del castello, feudo a quel tempo dei nobili Confalonieri.
Un importante fatto storico legato al maniero è quello del 14 gennaio 1482. In quella data, dopo vari giorni di assedio, le truppe di Ludovico il Moro, Signore di Milano, strapparono il castello di Calendasco al capitano Antonio Confalonieri. Il maniero, situato a pochissime centinaia di metri dal fiume Po, era un punto strategico per la difesa della città di Piacenza, come punto d'osservazione sulla pianura posta al nord-ovest della città.
Oltretutto, in quest'area erano situati ben tre importanti porti e tutti facenti capo al feudo calendaschese. Infatti vi era il porto di Sopra Rivo, quello del Botto (tra le attuali località Masero e Bosco) e l'altro, detto "della Raganella", ad uso anche di Cotrebbia (vecchia), ove sorgeva un'abbazia dei benedettini di San Sisto in Piacenza e luogo delle Diete imperiali del Barbarossa.

Roberto Rossi
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