Tre giorni di festeggiamenti caratterizzarono l'inizio del regno di Pier Luigi Farnese; al suo seguito erano uomini valorosi come il Filarete e Annibal Caro; la popolazione di Piacenza fu subito dalla parte del duca, anche perchè egli amava fare lunghe passeggiate per la città ed ascoltava volentieri tutti quelli che avevano qualcosa da dirgli.
I nobili invece stavano lontani: era la prima volta che avevano un padrone proprio sui piedi a guardare che cosa combinassero.
Un fatto che non andava per niente bene ai piacentini: essi erano abituati a lasciare le mogli in casa e non le portavano mai fuori.
Il duca invece amava la vita brillante ed evidentemente senza dame non si poteva avere vita brillante.
Allora ordinò che tutta la nobiltà venisse ad abitare nei palazzi della città: così tutti potevano essere controllati più facilmente.
Per dare una dimostrazione di forza invase poi Cortemaggiore e ne cacciò i Pallavicini che sino ad allora avevano regnato indisturbati.
Il sangue blu piacentino ribollì per la rabbia; la costruzione di un nuovo castello in città contro i nemici interni dava inoltre un'idea delle intenzioni del Farnese.
I maggiori dei nobili, accordatisi con il governatore spagnolo di Milano, uccisero il duca in una congiura di palazzo il 10 settembre 1547.
Per colpa di questo omicidio Piacenza decadde, anche per il fatto che gli altri Farnese ebbero paura di Piacenza e rimasero sempre a Parma.