mercoledì 25 dicembre 2024

Itinerari a Bettola - con Roberto Rossi

verso Ebbio e il Passo del Cerro

Itinerari a Bettola - con Roberto Rossi
Il territorio di Bettola è tra i più estesi della provincia piacentina e risulta essere tra i comuni più vasti dell’intera penisola. In un'altra scheda siamo andati a conoscere parte di questo territorio, quello che si estende sul lato destro del fiume Nure, lungo un percorso che conduce in loc. Rigolo, per scoprire bellezze naturali ed interessanti realtà ricettive e di ristorazione, come l’Agriturismo Cà Sonnino condotto dalla famiglia Callegari, struttura facente parte del circuito “Agriturismi d’eccellenza della provincia piacentina”.

Come allora sono di nuovo in compagnia di Pietro Mazzari, ex assessore dell comune di Bettola e mia guida personale. L’itinerario ci condurrà attraverso paesaggi che si sviluppano sul lato sinistro del Nure. Dal centro del paese prendiamo pertanto direzione Ebbio, con un primo breve tratto che costeggia il corso del fiume e che arrampica non appena lo lasciamo alle nostre spalle.
Dapprima scavalca un piccolo ponticello sotto il quale scorre il rio Ozza ed è subito evidente che si tratta di un itinerario fuori dai classici percorsi turistici o domenicali e che ha così potuto mantenere aspetti propri di spiccata ruralità nei suoi borghi, di asprezza nel suo ambiente. Anche il fondo stradale e la sua scorrevolezza sono tipiche di zone ben poco battute, godibili ed apprezzabili esattamente per questo. Sono luoghi questi che vanno vissuti ed affrontati con il gusto di entrare a contatto con dimensione naturali quasi estreme, con la disponibilità e la predisposizione di accogliere ciò che man mano si propone dinanzi gli occhi. E’ così che si devono vivere questi territori. Ed è così che bisognerebbe vivere qualunque luogo, godendo dei pregi come anche degli eventuali disagi.

Mentre realizzo queste considerazioni, condividendole con Pietro, la strada fa sobbalzare l’auto e, nell’incedere, cediamo all’insistenza di questo asfalto che non ne vuole sapere di rendersi più dolce, più “accogliente”. Giungiamo così, dopo qualche minuto a ridosso di una piccola deviazione di strada sterrata che indica “Al Chamali”, un’azienda agrituristica “sui generis”, in quanto nota e frequentata, non tanto per caratteristiche legate alla sua cucina o all’ospitalità, bensì in quanto centro dove vengono praticate tecniche di meditazione e di rilassamento, per un proprio benessere psicofisico.

Poco oltre, superate alcune curve, un’altra indicazione segnala invece un’azienda agrituristica classica, di qualità tali da rientrare nel circuito degli Agriturismi d’eccellenza della provincia piacentina: La Fattoria. Sorge in loc. Caslasca di Mezzo ed andiamo a visitarla.
Troviamo Laura che con la sua famiglia conduce l’attività. Ci invita ad accomodarci per offrirci un buon bicchiere di vino rosso, genuino come genuina è la gente di qui. La struttura, ci racconta Laura, sorge esattamente in corrispondenza di dove un tempo si elevava una torre, antica postazione di controllo, a difesa del territorio dagli attacchi dei nemici. E nel caso specifico si trattava soprattutto della famiglia Camia, lungamente in lotta con la potente famiglia Nicelli, feudatari di queste terre.
Dell’antica torre resiste purtroppo ancora ben poco, piccoli resti rappresentati da un pezzo di muro adiacente l’azienda agrituristica. Mentre sul versante opposto, che si staglia all’interno di uno scorcio panoramico particolarmente suggestivo, si erge il castello di Cianeto, antico fortilizio che svolgeva anch’esso funzioni di difesa del territorio.

Salutata Laura proseguiamo il nostro itinerario, lasciandoci alle spalle La Fattoria, senza dubbio un’interessante realtà turistica da annotare sul nostro diario di viaggio. Giungiamo, in pochi minuti, in corrispondenza di un bivio che indica località Torria proseguendo dritto, mentre la deviazione a destra segnala Ebbio, pertanto voltiamo e proseguiamo.
Distese prative che si perdono a vista d’occhio ci accompagnano verso la meta. Qui le colline si distendono morbide, mentre, sul versante sinistro, si staglia sullo sfondo il Montosero, la cui cima domina imponente. Ancora pochi minuti ed eccoci ad Ebbio. Un minuscolo borgo con poche case abitate ed altre poche frequentate nei week end o nei periodi di vacanza. Luoghi dove è facile trovare serenità, luoghi dove riposare. Ma anche luoghi ideali per gli appassionati di passeggiate, di escursioni, grazie ai numerosi sentieri CAI ben tracciati, come quello contrassegnato dal segnavia 001 che conduce dal Passo del Cerro al Monte Castellano, verso il territorio di Pontedell’Olio, incrociandosi con il sentiero 171 che scende a Perino.

Per sostare l’auto transitiamo nei pressi di una casa che pare abitata, davanti alla quale staziona pacificamente un gatto che sembra dimostrare ben poca voglia di scostarsi per lasciarci passare. Rallentiamo quasi ad arrestarci, quando decide, con aria un po scocciata, di farsi da parte, lasciandoci strada. Parcheggiata l’auto ci incamminiamo verso il centro del borgo dove l’antico torrione si mostra ancora in ottimo stato. In altre condizioni versa invece la chiesa, assai dismessa. In una corte, nella frescura di un portico, un’anziana signora beatamente si gode il silenzio e la tranquillità di questi posti. A lei chiediamo informazioni sulla chiesa. Racconta che la chiesa, titolata a San Arenzano, conteneva, fino a poco tempo prima, oggetti di discreto valore, che erano ad ornamento dell’edificio religioso, del quale andavano, i pochi residenti, veramente fieri. Poi - continua l’anziana signora - atti di vandalismo e ruberie, l’hanno spogliata di tutto o quasi, rendendola nello stato attuale. Per questo - conclude – ho deciso di chiuderla… “perchè si, quella chiesa l’ho proprio chiusa io, con le mie mani”.

Salutiamo e la lasciamo tranquilla a trascorrere il lieto pomeriggio. Saliamo in macchina e riprendiamo la strada, oltrepassando Buca della Rocca, un piccolissimo gruppo di case presso il quale incontriamo una signora che, con un incedere un po affannato, curva sui suoi oltre novant’anni, ci concede qualche battuta che ci consente di venire a conoscenza che questo piccolo borgo è vissuto da una sola famiglia e che lei li ha sempre vissuto, da li non se ne è mai andata. Ci allontaniamo per giungere ad una deviazione che segnala l’Agriturismo Gusai, in corrispondenza di uno scorcio assai piacevole che si apre sulla laterale Val Trebbia.
Poco più avanti scorgiamo, sulla nostra destra, uno sperone roccioso sul quale si poggiano alcuni resti, poche pietre di un vecchio edificio religioso, testimoniato dalla presenza di una croce in marmo bianco che ancora resiste sulla parte alta del roccione, in un equilibrio assai precario. La struttura pare si fosse trattata di un antico convento del quale, purtroppo, sembra non vi sia alcuna traccia storica. In seguito la strada si fa più stretta ed oscura, chiusa lateralmente da due grossi muraglioni. Ritorna luminosa aprendosi nuovamente alle rigogliose colline che incorniciano questo bel tratto di Val Nure.
E all’improvviso vediamo sventolare alta e fiera una bandiera crociata con i quattro mori della Sardegna, a segnalare che si è giunti all’agriturismo della famiglia Gusai, originaria del nuorese. Trovo curioso questa fusione tra locale di ristorazione tipica piacentina e cultura sarda, notoriamente molto sensibile alla propria tradizione, alla propria origine. Dopo una gradevole chiacchierata con la famiglia, che non serve a dissipare del tutto le mie perplessità, lasciamo il locale e ci dirigiamo verso la provinciale che porta di ritorno a Bettola dove, in corrispondenza del segnale di stop, adiacente la strada notiamo un gregge di pecore del quale la famiglia Gusai non poteva di certo privarsi…

Superiamo quota 750 metri del Passo del Cerro ed imbocchiamo la deviazione che indica Montosero, Leggio e Calenzano, quest’ultimo centro della bella Val Perino, nota per la bella escursione delle cascate. Un cartello giallo ampio ed evidente segnala la GAEP, famosa marcia non competitiva che ha partenza proprio qui e che, attraverso questi monti, giunge per concludersi a Selva di Ferriere, dopo un percorso di 33 chilometri.
Il nostro itinerario volge al termine. All’altezza del bivio Leggio – Calenzano optiamo per quest’ultima, transitando al castello di Erbia per poi rientrare alla base di partenza.

Roberto Rossi
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