Tra le due guerre mondiali e sino alla metà del secolo espressero la loro piena maturità artistica numerosi giovani pittori come: Luigi Arrigoni, Luciano Richetti, Gianno Giacobbi, Osvaldo Bot, Alfredo Soressi, Giacomo Bertucci, Alessandro Marenghi.
Ad eccezione di Bot, tutti rientrano in una corrente figurativa che tentò esperienze ora espressionistiche ora geometrizzanti.
Tra di loro, Luciano Richetti è considerato un pittore di statura nazionale posto da alcuni critici all’altezza di un Saetti, di un Carpi, di un Funi, rimasto in qualche modo bloccato da una pigrizia provinciale e dalla avversione ad affrontare rischi e avventure fuori da Piacenza.
Figurativo moderno, solido, luminoso, si distinse perchè dotato di una grande abilità tecnica, di un colore denso e vibrante, di un innato talento per la composizione.
Rimase insensibile al futurismo di Marinetti (seguito invece da Bot) e accolse invece il messaggio del movimento Novecentista che reagiva, negli anni 1930-40, all’ultimo decandentismo della pittura dell’Ottocento.
Proprio gli anni ’30 e ’40 vedono il momento più felice e più valido del pittore che, nel 1936, con grande sorpresa di tutto il mondo artistico italiano, ottenne la vittoria al Premio di Cremona sbaragliando i nomi di maggior rilievo del momento.
La sua discesa cominciò dopo il 1960 anche se sino al 1967, anno della sua morte, continuò a lavorare con grande passione.